Inaudito: Un napoletano a Parigi

Domenica 5 Ottobre 2025 – 16:30

Villa del Colle del Cardinale, Colle Umberto (PG) – Salone d’onore

La trio sonata nel barocco europeo

Gian Andrea Guerra – violino

Lena Yokoyama – violino

Rodney Prada – viola da gamba

Luigi Accardo – clavicembalo e organo

 

Alessandro Scarlatti (1660 – 1725)

Dalla Cantata “Nella stagione appunto”, Sinfonia

Largo – Allegro

Antonio Vivaldi (1678 – 1741)

Sonata n. 8 op. I

Preludio – Corrente – Grave – Giga

Antonio Vivaldi

Sonata n. 12 op. I “Follia”

George Philipp Telemann (1681 – 1767)

Sonata a 3 in re minore TWV 42:d10

Allegro – Adagio – Allegro – Presto

Michele Mascitti (1664 – 1760)

Sonata 9 op. IV

Adagio – Allegro – Largo – Giga, Allegro

George Friedrich Handel (1685 – 1759)

Sonata n. 1 op. V

Andante – Allegro – Larghetto – Allegro – Gavotta

Il Settecento musicale europeo è segnato dal continuo movimento di compositori e interpreti, viaggiatori instancabili che portano stili, gusti e tecniche da una corte all’altra, da un’accademia all’altra, creando un dialogo fecondo tra le culture. È in questo scenario che si inserisce la figura di Michele Mascitti, violinista napoletano trasferitosi a Parigi, dove conobbe un successo straordinario: le sue sonate furono stampate più volte e apprezzate per l’eleganza del fraseggio, capace di coniugare la scuola italiana con il gusto francese.

Il programma si apre con Scarlatti, padre della cantata napoletana, e prosegue con le pagine giovanili di Vivaldi, dove la vitalità ritmica e la fantasia melodica già preannunciano l’energia del futuro “prete rosso”. La celebre Follia, tema amatissimo da generazioni di musicisti, si trasforma nelle mani di Vivaldi in una vertiginosa serie di variazioni, tra rigore e invenzione.

Al dialogo si uniscono Telemann, maestro tedesco cosmopolita, e Handel, che da Halle a Londra assimilò e rielaborò gli idiomi italiani e francesi. Le loro sonate da camera mostrano il gusto internazionale che caratterizza la prima metà del secolo.

In questo percorso Mascitti rappresenta un ponte: un “napoletano a Parigi” che porta con sé la cantabilità mediterranea e l’adatta alla raffinatezza dell’ambiente francese. Il concerto diventa così un viaggio tra le rotte musicali del Settecento, quando l’arte non conosceva confini e l’identità dei compositori si formava proprio nell’incontro con l’altro.

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