Al centro dell’incontro ci sarà, ovviamente, Arturo Benedetti Michelangeli, pianista-mito tra i più grandi del secolo scorso, uomo tormentato e pieno di contraddizioni, artista immenso, ma ci sarà anche il nostro ospite Roberto Cotroneo, giornalista, fotografo, scrittore e critico, che a ABM dedica Il demone della perfezione (Neri Pozza 2020). Il saggio nasce come sorta di “risarcimento” a 25 anni di distanza dall’opera di esordio Presto con fuoco (finalista al Campiello del 1996, ristampato nel 2020 da La nave di Teseo), un romanzo in cui il protagonista è un pianista modellato proprio sulla figura di ABM. Ma le incursioni musicali nell’opera di Cotroneo sono frequenti: da Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome (Mondadori, 2002), in cui un quartetto d’archi lavora all’incisione della Grande fuga a E nemmeno un rimpianto, dedicato alla figura del genio maledetto di Chet Baker (Mondadori 2011). Ulteriore spunto di lettura è Chiedimi chi erano i Beatles. Lettera a mio figlio sull’amore per la musica (Mondadori 2003): da Mozart a Jarrett, da Brahms a Lennon, Cotroneo racconta a suo figlio Andrea dell’amore per la musica, quella che, anche non volendo, ci riempie le giornate, ma anche quella che attraverso incontri onirici e bizzarri ci porta indietro ai secoli passati.
Chi volesse approfondire la figura di “ABM” ha a disposizione una vasta letteratura, saggistica, tecnica, aneddotica. Difficile prescindere dai testi di Piero Rattalino (da sempre dedito alla storia del pianismo e dei pianisti): Arturo Benedetti Michelangeli. L’asceta (Zecchini 2006), ma anche il capitolo Interpretazione al quadrato in Da Clementi a Pollini. Duecento anni con i grandi pianisti (Ricordi-Giunti 1983). Inevitabile segnalare il ricordo della moglie Giuliana Benedetti Michelangeli (Vita con Ciro, Ermitage 1997) e quello, ricchissimo di documenti, dell’allieva Lidia Kozubek (Arturo Benedetti Michelangeli, come l’ho conosciuto, L’Epos 2003).
A margine, per chi fosse incuriosito dalla figura dell’accordatore e dal rapporto che si instaura tra il tecnico e i concertisti per cui prepara lo strumento, segnalo anche il recente La valigetta dell’accordatore di Angelo Fabbrini (Passigli 2020), che ha collaborato con tutti i grandi pianisti della scena mondiale, ABM compreso.
Si trovano in rete anche alcuni documentari su ABM, ricchi di testimonianze, immagini e filmati d’epoca: da Beyond perfection e ABM l’uomo al piano (Rai Alto Adige), ai due documentari realizzati nel ventennale della scomparsa dalla RAI italiana e dalla RSI svizzera. Oltre a questi, segnalo il documentario realizzato da Maner Lualdi sulla master-class di Arezzo del 1959, eccezionale testimonianza delle lezioni a Palazzo Pretorio e del rapporto di ABM con il suo “covo”.
Concludo con quello che è l’obiettivo del nostro incontro e dello stesso libro di Cotroneo: suscitare l’interesse per la musica suonata da ABM, per il suo modo di affrontare il repertorio e la professione pianistica. Ancora oggi il suo Schumann (il Carnaval, il Concerto op. 54, il Faschingsswank aus Wien op. 26), il suo Debussy (i due libri dei Préludes), il suo Ravel (Gaspard de la nuit ma anche il Concerto in sol), il suo Chopin (la prima Ballata) restano di riferimento. E ancora Beethoven, Mozart, Brahms, Scarlatti: un repertorio non vasto e con dolorose esclusioni, ma ancora oggi in grado di rappresentare un vertice assoluto. Se poi si volesse cercare un ABM inedito, consiglio l’unica sua concessione extra-pianistica: le armonizzazioni dei canti popolari incisi dal Coro della SAT di Trento nel 1997, tra le sue amatissime montagne.
P.S. chi volesse “tradire” ABM con l’altro grande, diversissimo, “eccentrico” del pianismo novecentesco, si può dedicare a Glenn Gould, ovviamente ascoltandone le incisioni ma anche leggendo i suoi L’ala del turbine intelligente (Adelphi 1988) e No, non sono un eccentrico (EDT 1989). Gould è anche uno dei protagonisti de Il soccombente di Thomas Berhard (Adelphi 1999), ambientato a Salisburgo durante una master-class di Horowitz, da cui David Lang ha tratto l’omonima opera nel 2016. Ma questa è un’altra storia…
© Silvia Paparelli