Lunedì 8 Novembre
Martedì 9 Novembre
Ore 21:00
luci Philippe Vialatte
canti Harué Momoyama
foto Marie Clauzade, Philippe Vialatte, Pascal Victor
Produzione C.I.C.T. – Théâtre des Bouffes du Nord
Coproduzione Théâtre Gérard Philipe, centre dramatique national de Saint-Denis; Scène nationale Carré-Colonnes Bordeaux Métropole; Le Théâtre de Saint-Quentin-en-Yvelines-Scène Nationale; Le Carreau – Scène nationale de Forbach et de l’Est mosellan; Teatro Stabile del Veneto
Durata 1 ora e 15
Spettacolo in francese con sopratitoli in italiano
con
Alex Lawther, Sylvain Levitte,
Paula Luna, Fabio Maniglio,
Luca Maniglio, Ery Nzaramba
Ho deciso di avvicinarmi a questo testo con attori di diversi paesi e il risultato ha superato di gran lunga la mia aspettativa. Ai tempi di Shakespeare, nel mondo elisabettiano, i legami con la natura non esistevano ancora e vecchie credenze infrante erano ancora presenti e il senso del meraviglioso era molto vivo. Gli attori occidentali hanno in sé tutte le qualità necessarie per approfondire la rabbia, il potere, la sessualità, l’introspezione presenti nelle commedie di Shakespeare. Ma quando si tratta di raccontare il mondo invisibile, emerge la difficoltà e tutto si blocca. Nelle cosiddette culture tradizionali immagini di dei, maghi e streghe sono naturali. Per interpretare un personaggio che non è reale, l’attore occidentale deve fare delle vere acrobazie. Ma per l’attore proveniente da un Paese dove cerimonie e riti sono ancora vivi, il percorso che conduce all’invisibile è per lo più naturale. La Tempesta è un enigma, è una favola in cui nulla sembra poter essere preso alla lettera e se rimani in superficie la sua qualità nascosta ti sfugge. C’è una parola che ricorre molto spesso nella commedia, è la parola “libertà” e come sempre con Shakespeare la parola non è usata in modo ovvio, diventa un suggestione che riecheggia in tutta la pièce come un’eco. Calibano vuole la sua libertà, Ariel vuole la sua che non è la stessa e Prospero deve liberarsi dal compito che si è prefisso, la vendetta e tutto ciò che ne consegue e che gli impedisce di essere libero. Il duca Prospero, immerso nei suoi libri, alla ricerca dell’occulto, preso nei suoi sogni fu tradito da figlio fratello. Arrivato in esilio sull’isola, si potrebbe credere che troverà la sua libertà perché possiede l’arte della magia e può trasformare gli elementi. Ma questa magia non riguarda gli umani. Un vero uomo non dovrebbe oscurare il sole di mezzanotte – né portare i morti dalle loro tombe, iniziare una terribile tempesta e fare prigionieri dei suoi ex nemici. La voglia di vendetta divora Prospero che perdonerà solo quando arriva l’amore, l’amore che sua figlia prova per il figlio del suo nemico il Re di Napoli che invade e trasforma i due giovani. Dovrà quindi affrontare se stesso e il suo cuore e decidere di abbondonare la magia, seppellire il suo bastone, perdonare gli usurpatori, soprattutto suo fratello, rimettere in libertà Ariel e persino Calibano, rinunciare al potere che la magia gli ha dato. E infine chiedere la sua libertà da chi? A tutti noi.
Peter Brook
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© 2024 Fondazione Brunello e Federica Cucinelli
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